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michele strogoff


— No.

— Dunque tu ignori che tuo figlio, Michele Strogoff, corriere dello czar, è passato per Omsk?

— Lo ignoro.

— E l’uomo che tu avevi creduto di riconoscere per tuo figlio alla posta, non era lui, non era tuo figlio?

— Non era mio figlio.

— E di poi non l’hai tu veduto in mezzo a questi prigionieri?

— No.

— E se te lo mostrassi, lo riconosceresti tu?

— No.

A questa risposta, che dimostrava una risoluzione irremovibile di non confessare niente, s’udì nella folla un mormorío.

Ivan Ogareff non potè trattenere un gesto minaccioso.

— Ascolta, diss’egli a Marfa Strogoff, tuo figlio è qui, e tu devi mostrarmelo subito.

— No.

— Tutti questi uomini, presi ad Omsk ed a Kolyvan, passeranno dinanzi a te, e se tu non designi Michele Strogoff riceverai tanti colpi di knut quanti uomini ti saranno passati dinanzi!

Ivan Ogareff aveva compreso che, quali che fossero le minaccie e le torture a cui potesse sottoporla, l’indomabile siberiana non parlerebbe. Per iscoprire il corriere dello czar egli contava dunque non sopra di lei, ma sullo stesso Michele Strogoff. Egli non credeva possibile che, quando la madre ed il figlio fossero l’uno davanti all’altra, un movimento irresistibile non li tradisse. Certamente s’egli non avesse voluto che impadronirsi della lettera imperiale, avrebbe dato ordine