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colpo per colpo

la corrente del Tom fosse quasi torrenziale a quel tempo, essa poteva favorire la fuga di qualche audace o di qualche disperato, e si dovevano prendere le più savie precauzioni di vigilanza. Barche requisite a Zabédiero furono ormeggiate sul Tom, e formarono una catena di ostacoli insuperabili. Quanto alla linea dell’accampamento, appoggiata alle prime case della borgata, fu guardata da un cordone di sentinelle, che era impossibile rompere.

Michele Strogoff, che avrebbe potuto pensare fin d’allora a gettarsi nella steppa, comprese, dopo aver esaminata la posizione, che i suoi disegni di fuga erano quasi impraticabili in tali condizioni, e, non volendo guastare la riuscita, aspettò.

Tutta quella notte, i prigionieri dovevano attendarsi sulle sponde del Tom. L’Emiro, infatti, aveva differito al domani l’entrata delle sue truppe in Tomsk. Era stato deciso di inaugurare con una festa militare il quartiere generale tartaro in questa città importante. Féofar-Kan ne occupava già la fortezza, ma il grosso della sua armata bivaccava sotto le mura, aspettando il momento di farvi un’entrata solenne.

Ivan Ogareff aveva lasciato l’Emiro a Tomsk, dove entrambi erano arrivati la vigilia, ed era tornato all’attendamento di Zabédiero. È da questo punto ch’egli doveva partire il domani colla retroguardia dell’armata tartara. Una casa era stata preparata perchè egli potesse passarvi la notte. All’alba, sotto il suo comando, i cavalieri e fanti dovevano dirigersi a Tomsk, dove l’Emiro doveva riceverli colla pompa propria degli Asiatici.

Appena fu ordinata la fermata, i prigionieri,