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— 37 — un’attitudine di alcide jolivet |
qualche importante messaggio da portare attraverso il paese invaso l’obbligasse a nascondere la sua qualità.
— Ah! mio bravo figliuolo! pensò Marfa Strogoff. No! io non ti tradirò, e le torture non mi strapperanno mai la confessione che sei ben tu quello che ho veduto a Omsk.
Marfa Strogoff avrebbe potuto con una parola compensare Nadia di tutta la sua devozione per lei. Avrebbe potuto apprenderle che il suo compagno, Nicola Korpanoff, o meglio Michele Strogoff, non era morto nelle acque dell’Irtyche, poichè era qualche giorno dopo quest’incidente che essa lo aveva incontrato e gli aveva parlato. Ma si trattenne, tacque e s’accontentò di dire:
— Spera, fanciulla mia, la sventura non sempre infierirà contro di te! Rivedrai tuo padre, ne ho il presentimento, e forse colui che ti dava il nome di sorella non è morto. Dio non può permettere che il tuo eroico compagno sia perito. Spera, figliuola mia, spera! Fa come me! Il lutto ch’io porto non è ancora quello di mio figlio!
CAPITOLO III.
colpo per colpo.
Tale era ora la situazione reciproca di Marfa Strogoff e di Nadia. La vecchia siberiana aveva compreso ogni cosa, e se la giovinetta ignorava che il suo compagno tanto lagrimato viveva ancora, sapeva almeno che cosa era per colei di cui essa aveva fatto la sua propria madre, e ringra-