Pagina:Michele Strogoff.djvu/260


— 36 —

michele strogoff

— Nadia, Nadia! tu mi hai raccontato la storia medesima di mio figlio, disse la vecchia.

Ed aggiunse con impeto:

— Non doveva egli dunque vederla, passando ad Omsk, quella madre che tu dici che amava?

— No, rispose Nadia, egli non doveva vederla.

— No? sclamò Marfa. Hai osato dirmi no?

— Te l’ho detto, ma mi rimane a dirti che, per certi motivi a cui tutto doveva cedere, motivi che io non conosco, mi è parso di comprendere che Nicola Korpanoff dovesse attraversare il paese nella massima secretezza. Era per lui questione di vita o di morte, e meglio ancora questione di dovere e d’onore.

— Di dovere infatti, d’imperioso dovere, disse la vecchia siberiana, di quelli ai quali si sacrifica ogni cosa, per il compimento dei quali si rifiuta tutto, perfino la gioja di venire a dare un bacio, l’ultimo forse, alla vecchia madre. Tutto ciò che non sai, Nadia, tutto ciò che io medesima non sapevo, m’è ora noto. Tu mi hai fatto comprendere ogni cosa. Ma la luce che tu hai gettato nelle più profonde tenebre del mio cuore, questa luce io non posso farla entrare nel tuo. Il segreto di mio figlio, Nadia, poichè egli non te l’ha detto, bisogna che io lo conservi. Perdonami, il bene che tu mi hai fatto io non te lo posso rendere.

— Madre, io nulla vi domando, rispose Nadia.

Tutto dunque era chiaro per la vecchia siberiana, tutto, perfino l’inesplicabile condotta di suo figlio verso di lei nell’albergo di Omsk, dinanzi ai testimonî del loro incontro. Non vi era più dubbio che il compagno della giovinetta fosse Michele Strogoff, e che una missione segreta, o