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un’attitudine di alcide jolivet

pensava Nadia, e non andava errata. Fu dunque una simpatia istintiva per questa parte delle sue miserie che Marfa Strogoff teneva celata, che spinse da principio Nadia verso di lei. Questa maniera di sopportare il proprio male conveniva all’anima fiera della giovinetta. Essa non le offrì i propri servigî, glieli diede. Marfa non ebbe nè a rifiutare nè ad accettare. Nei passaggi difficili della strada, la giovinetta era là e la ajutava col suo braccio. Alle ore delle distribuzioni dei viveri la vecchia donna non si sarebbe mossa, ma Nadia divideva con lei il suo cibo insufficiente, ed è così che il penoso viaggio si era compiuto per l’una e per l’altra. In grazia della sua giovine compagna, Marfa Strogoff potè seguire i soldati che scortavano i prigionieri senza essere attaccati all’arcione di una sella, come tante altre disgraziate trascinate così su quella via di dolore.

— Dio ti ricompensi, figlia mia, di quello che fai per i miei vecchi anni! le disse una volta Marfa Strogoff, e questa fu per qualche tempo l’unica frase profferita fra le due disgraziate.

In questi pochi giorni, che sembrarono loro lunghi come secoli, pare che la giovinetta e la vecchia avessero dovuto essere portate a discorrere della loro condizione reciproca. Ma Marfa Strogoff, per una circospezione facile a comprendere, non aveva parlato che di sè stessa, e lo aveva fatto con molta parsimonia, non alludendo menomamente nè a suo figlio, nè alla funesta combinazione che li aveva messi di fronte l’una all’altra.

Nadia anch’essa fu lungamente, se non mutola, almeno parca di parole inutili. Pure un giorno, sentendo d’avere dinanzi a sè un’anima semplice ed elevata, il suo cuore aveva traboccato, ed essa

3 — Michele Strogoff. Vol. III.