Pagina:Michele Strogoff.djvu/256


— 32 —

michele strogoff

seramente arrestato nelle sue mosse? Talvolta la collera vinceva il suo dolore. Le tornava in mente la scena dell’onta così stranamente sopportata dal suo compagno alla posta d’Ichim, e le ribolliva il sangue a quella memoria.

— Chi vendicherà questo morto che non può più vendicare sè medesimo? pensava.

Ed in cuor suo, la giovinetta, rivolgendosi a Dio, esclamava:

— Signore, fate che sia io quella!

Se almeno, prima di morire, Michele Strogoff le avesse confidato il suo segreto, se donna, fanciulla com’era, avesse potuto condurre a buon fine l’impresa interrotta di questo fratello che Dio non le avrebbe dovuto dare poichè doveva ripigliarselo così presto!...

Assorta in questi pensieri, si comprende come Nadia rimanesse quasi insensibile alle stesse miserie della sua prigionia.

Era che allora il caso, senza ch’ella potesse averne il menomo sospetto, l’aveva riunita a Marfa Strogoff. Come avrebbe essa potuto immaginare che quella vecchia, prigioniera al par di lei, fosse la madre del suo compagno, il quale non era mai stato per essa altri che il mercante Nicola Korpanoff? E, dal canto suo, come mai Marfa avrebbe dovuto indovinare che un vincolo di gratitudine congiungeva la giovine incognita a suo figlio?

Ciò che a bella prima colpì Nadia in Marfa Strogoff, fu una specie di conformità segreta nel modo in cui ognuna, dal canto proprio, subiva la sua dura condizione. Questa indifferenza stoica della vecchia ai dolori materiali, questo disprezzo delle sofferenze del corpo, Marfa non li poteva attingere che in un dolore morale pari al suo. Così