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michele strogoff

guerra. Onde era loro intenzione di non abbandonare la partita. La specie d’antipatia che avevano provato già l’uno per l’altro aveva ceduto ad un’amicizia sincera. Avvicinati dalle circostanze, essi non pensavano di separarsi. Le meschine questioni di rivalità erano spente per sempre. Harry Blount non poteva più dimenticare ciò che doveva al suo compagno, il quale non cercava di ricordarsene, ed in sostanza questo ravvicinamento, rendendo facili le operazioni dei due corrispondenti, doveva tornar utile anche ai loro lettori.

— Ed ora, domandò Harry Blount, che faremo della nostra libertà?

— Ne abuseremo, perdiana! rispose tranquillamente Alcide Jolivet. Ce n’andremo tranquillamente a Tomsk a vedere quanto accade.

— Fino al momento, assai vicino, in cui potremo raggiungere qualche corpo russo?

— Per l’appunto, caro Blount! Non bisogna tartarizzarsi di soverchio! La bella parte spetta ancora a coloro le cui armi portano la civiltà, ed è chiaro che i popoli dell’Asia centrale non hanno assolutamente nulla da guadagnare in questa invasione, ma i Russi sapranno ben respingerla. Non è che questione di tempo.

Frattanto l’arrivo d’Ivan, che aveva data la libertà ai due giornalisti, era al contrario un grave pericolo per Michele Strogoff. Se il caso venisse a mettere il corriere dello czar in presenza di Ivan Ogareff, costui non poteva mancare di riconoscere uno che egli aveva trattato così brutalmente al cambio di cavalli d’Ichim, e sebbene Michele Strogoff non avesse risposto all’insulto come avrebbe fatto in ogni altra occasione, l’attenzione sarebbe stata attirata sopra di lui — e ciò avrebbe reso difficile l’esecuzione de’ suoi disegni.