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un’attitudine di alcide jolivet


Era quello il supremo fine a cui tendeva Ivan Ogareff. A udirlo lo si sarebbe preso per uno di quei crudeli discendenti di Stepan-Razin, il celebre pirata che saccheggiò la Russia meridionale nel XVIII secolo. Impadronirsi del gran duca, colpirlo senza pietà, era soddisfazione piena data all’odio suo. Inoltre la presa d’Irkutsk faceva passare immediatamente sotto il dominio tartaro la Russia orientale.

— Così sarà fatto, Ivan, disse Féofar.

— Quali sono i tuoi ordini, Taksir?

— Oggi medesimo il nostro quartier generale sarà trasportato a Tomsk.

Ivan Ogareff, seguito dall’husch-begui, si ritirò per fare eseguire gli ordini dell’Emiro.

Mentre stava per salire a cavallo, per raggiungere gli avamposti, un certo tumulto avvenne a qualche distanza, nella parte del campo destinato ai prigionieri. S’udirono delle grida e delle schioppettate. Era un tentativo di rivolta o di evasione che stava per essere sommariamente represso?

Ivan Ogareff e l’husch-begui fecero alcuni passi innanzi, e quasi subito, due uomini, che i soldati non potevano trattenere, apparvero dinanzi a loro.

L’husch-begui, senz’altra informazione, fece un cenno ch’era un ordine di morte, e la testa di questi due prigionieri sarebbe caduta a terra se Ivan Ogareff non avesse detto alcune parole, che trattennero la sciabola alzata sovr’essi.

Il Russo aveva riconosciuto che quei prigionieri erano stranieri, e diede ordine che glieli conducessero.

Erano Harry Blount ed Alcide Jolivet, che si dibattevano fra i soldati.

Appena Ivan Ogareff fu giunto al campo, essi