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— 98 — michele strogoff |
Michele Strogoff non aveva più che ad inforcare il suo cavallo e spingerlo al galoppo.
I due uffiziali del drappello s’erano portati innanzi ed eccitavano i loro uomini.
Ma già Michele Strogoff era balzato in sella.
In quel mentre si udì uno sparo, ed egli sentì una palla che attraversava la sua pelliccia.
Senza voltar la testa, senza rispondere, spronò il cavallo e, valicando il lembo del bosco con un balzo formidabile, si slanciò a briglia sciolta nella direzione dell’Obi.
I cavalli usbechi non erano bardati, ond’egli poteva guadagnare terreno sui cavalieri del drappello, i quali per altro non dovevano tardare a farglisi dietro; infatti, meno di due minuti dopo che egli ebbe lasciato il bivacco, udì il rumore di molti cavalli che a poco a poco guadagnavano terreno.
Cominciava allora ad albeggiare, e gli oggetti divenivano visibili in un raggio più ampio.
Michele Strogoff, voltando il capo, vide un cavaliere che gli si avvicinava rapidamente.
Era il deh-baschi. Quest’uffiziale, che aveva un’eccellente cavalcatura, veniva innanzi a tutti gli altri e già stava per raggiungere il fuggitivo.
Senza arrestarsi, Michele Strogoff appuntò verso di lui la rivoltella, e, con una mano che non tremava, lo tolse un istante di mira. L’uffiziale usbeco, colpito in mezzo al petto, cadde a terra.
Ma gli altri cavalieri lo seguivano da vicino, e, senza indugiarsi presso al deh-baschi, eccitandosi colle proprie vociferazioni, cacciando gli sproni nei fianchi dei loro cavalli, diminuirono a poco a poco la distanza che li separava da Michele Strogoff.