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gli acquitrini della baraba

il 2 agosto, alle 4 pomeridiane, dopo una tappa di 75 verste, giunse a Kamsk.

Il paese era mutato. Questa borgatella di Kamsk è come un’isola abitabile e sana, situata in mezzo alla inospite regione. Essa occupa il centro medesimo della Baraba. Colà, grazie all’incanalamento del Tom, affluente dell’Irtyche che passa a Kamsk, gli acquitrini pestilenziali si sono trasformati in pascoli della massima ricchezza. Per altro questi miglioramenti non hanno ancora trionfato interamente delle febbri, e, durante l’autunno, rendono pericoloso il soggiorno di questa città; ma gli è ancora là che gl’indigeni della Baraba cercano un rifugio quando i miasmi paludosi li cacciano dalle altre parti della provincia.

L’emigrazione provocata dall’invasione tartara non aveva ancora spopolato la piccola città di Kamsk. I suoi abitanti si credevano probabilmente al sicuro nel centro della Baraba, dove, se non altro, immaginavano d’avere il tempo di fuggire se fossero minacciati direttamente.

Michele Strogoff, per quanto desiderio ne avesse, non potè adunque apprendere alcuna notizia in quel luogo. Anzi a lui medesimo il governatore si sarebbe rivolto, se avesse conosciuto la vera qualità del preteso mercante d’Irkutsk. Kamsk, infatti, per la sua situazione medesima, sembrava essere fuori del mondo siberiano e dei grandi avvenimenti che lo turbavano.

D’altra parte, Michele Strogoff non si mostrò che poco o punto. Più non gli bastava non essere veduto, avrebbe voluto essere invisibile. L’esperienza del passato lo rendeva sempre più circospetto per il presente e per l’avvenire; ond’egli si tenne in disparte, e poco curante di correre le

6 — Michele Strogoff. Vol. II.