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madre e figlio


— Senza notizie.

— Da quanto tempo?

— Da due mesi.

— Chi è dunque quel giovinotto che chiamavi tuo figlio, alcuni istanti sono, alla posta?

— Un giovine siberiano che ho scambiato per mio figlio, rispose Marfa Strogoff. È il decimo in cui mi pare di ritrovar lui; dacchè la città è piena di stranieri, mi sembra di vederlo da per tutto.

— Dunque quel giovinotto non era Michele Strogoff?

— Non era Michele Strogoff.

— Sai tu, vecchia, ch’io posso farti torturare finchè confessi la verità?

— Ho detto la verità e la tortura non mi farà mutare le mie parole.

— Quel Siberiano non era dunque Michele Strogoff? domandò per la seconda volta Ivan Ogareff.

— No, non era lui, rispose una seconda volta Marfa Strogoff; credete voi che per nulla al mondo rinnegherei un figlio come quello che Dio m’ha dato?

Ivan Ogareff guardò con occhio truce la vecchia, che lo sfidava apertamente: egli non dubitava che essa avesse riconosciuto suo figlio in quel giovine siberiano. Ora se quel figlio aveva prima rinnegato sua madre, e se sua madre rinnegava lui alla sua volta, non poteva essere che per un motivo gravissimo.

Onde per Ivan Ogareff non vi era più dubbio che il preteso Nicola Korpanoff fosse Michele Strogoff, corriere dello czar, il quale si nascondeva con un falso nome ed era incaricato di qual-