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michele strogoff

comportarsi in tal guisa! Ed allora, reprimendo i proprî sentimenti di madre, essa non ebbe più che un pensiero: «L’avrei io mai perduto senza volerlo?»

— Sono pazza! disse a quanti l’interrogavano. I miei occhi mi hanno ingannata, quel giovinotto non è mio figlio! Egli non aveva la sua voce! Non ci pensiamo più, finirò per vederlo da per tutto.

Meno di dieci minuti dopo un uffiziale tartaro si presentava alla casa di posta.

— Marfa Strogoff?

— Sono io, rispose la vecchia con accento così pacato e colla faccia così tranquilla che i testimonî della scena antecedente non l’avrebbero riconosciuta.

— Vieni, disse l’uffiziale.

Marfa Strogoff con passo fermo seguì l’uffiziale tartaro e lasciò la posta.

Alcuni istanti dopo essa si trovava al bivacco della gran piazza, in presenza di Ivan Ogareff, a cui tutti i particolari di questa scena erano stati riferiti immediatamente.

Ivan Ogareff, sospettando il vero, aveva voluto interrogare egli medesimo la vecchia siberiana.

— Il tuo nome? domandò egli con accento rude.

— Marfa Strogoff.

— Tu hai un figlio?

— Sì.

— È corriere dello czar?

— Dov’è?

— A Mosca.

— Sei senza sue notizie?