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— 67 — madre e figlio |
Da tre giorni soli Ivan Ogareff era giunto ad Omsk, e senza il loro funesto incontro ad Ichim, senza l’avvenimento che l’aveva trattenuto tre giorni sulle sponde dell’Irtiche, Michele Strogoff gli sarebbe evidentemente passato innanzi sulla via di Irkutsk! Chissà quante sciagure sarebbero state risparmiate nell’avvenire!
Ad ogni modo, e più che mai, Michele Strogoff doveva fuggire Ivan Ogareff e fare in guisa di non essere da lui veduto. Quando fosse giunto il momento d’incontrarsi con lui faccia a faccia, saprebbe bene incontrarlo, fosse egli anche signore di tutta la Siberia.
Il mujik e lui ripigliarono adunque la corsa attraverso la città, e giunsero alla posta. Lasciare Omsk per una delle breccie del ricinto non doveva essere cosa difficile quando fosse giunta la notte; quanto a comperare un veicolo per sostituire il tarentass fu impossibile. — non ce n’era nè da noleggiare nè da vendere. Ma che bisogno aveva Michele Strogoff di una carrozza? Non era, ohimè! solo a viaggiare? Un cavallo doveva bastare. Fortunatamente questo cavallo egli se lo potè procurare. Era un animale atto a sopportare lunghe fatiche, e di cui Michele Strogoff, abile cavaliere, poteva ricavare un buon partito.
Il cavallo fu pagato a caro prezzo, e qualche minuto più tardi era pronto a partire.
Erano allora le 4 pomeridiane. Michele Strogoff, obbligato ad aspettare la notte per valicare la cinta, e non volendo d’altra parte farsi vedere nelle vie di Omsk, rimase nella posta e colà si fece dare qualche cibo.
Vi era gran folla nella sala comune. Come avviene nelle stazioni russe, gli abitanti ansiosissimi