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madre e figlio


— Da tre giorni.

— Tre giorni perduti!

— Tre giorni, durante i quali sei stato senza conoscenza.

— Hai tu un cavallo da vendermi?

— Vuoi partire?

— Sull’istante.

— Non ho nè cavallo, nè carrozza, babbo mio; dove sono passati i Tartari non rimane più nulla.

— Ebbene, andrò a piedi ad Omsk a cercare un cavallo.

— Ancora qualche ora di riposo e sarai meglio in grado di proseguire il tuo viaggio.

— Nemmeno un’ora!

— Vieni dunque, rispose il mujik comprendendo che era inutile lottare contro la volontà dell’ospite suo. Ti accompagnerò io medesimo. D’altra parte i Russi sono ancora in gran numero ad Omsk, e potrai forse passare non visto.

— Amico, rispose Michele Strogoff, ti ricompensi il cielo di tutto quanto hai fatto per me!

— Una ricompensa! I pazzi soltanto ne aspettano sulla terra, rispose il mujik.

Michele Strogoff uscì dalla capanna. Si provò a camminare e fu preso da una vertigine tale, che senza l’ajuto del mujik sarebbe caduto a terra; l’aria aperta lo fece tornare prontamente in sè. Sentì egli allora il colpo ricevuto alla testa e di cui il berretto di pelle aveva fortunatamente ammorzata la violenza. Coll’energia sua propria, egli non era già uomo da lasciarsi abbattere per così poco. Una sola meta balenava agli occhi suoi, ed era quella lontana Irkutsk a cui aveva bisogno di giungere! Ma gli bisognava traversare Omsk senza fermarvisi.