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sopra ogni cosa il dovere

sbieco la corrente; ma fu presto palese che non potrebbero evitare i Tartari.

Passerebbero questi senza dar loro noja? Era poco probabile! Al contrario, era a temersi ogni cosa da quei ladroni.

— Non aver paura, disse Michele Strogoff a Nadia, ma tienti pronta a tutto.

— Sono pronta, rispose la fanciulla.

— Anche a gettarti nel fiume, quand’io te lo dirò?

— Quando me lo dirai.

— Abbi fiducia in me, Nadia.

— Ne ho tanta.

Le barche tartare non erano più che ad una distanza di cento piedi. Esse portavano un distaccamento di soldati bukariani, che andava a tentare una ricognizione sopra Omsk.

La chiatta si trovava ancora a pochi metri dalla riva: i barcajuoli raddoppiarono gli sforzi. Michele Strogoff s’unì ad essi, dando di piglio ad un gancio, che manovrò con forza sovrumana. Pur di poter staccare il tarentass e fuggir di galoppo, egli aveva qualche probabilità di scampare a quei Tartari, che non erano a cavallo.

Ma tanti sforzi dovevano essere inutili.

— Saryn na kitchu! gridarono i soldati della prima barca.

Michele Strogoff riconobbe il grido di guerra dei pirati tartari, a cui non si doveva rispondere se non coricandosi ventre a terra.

E siccome nè i barcajuoli nè lui obbedirono a questo ordine, seguì una scarica, e due cavalli furono colpiti mortalmente.

In quella avvenne un urto.... Le barche avevano abbordato la chiatta di traverso.