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sopra ogni cosa il dovere


L’imbarco non avvenne senza stento, perchè i margini erano in parte inondati e la chiatta non poteva accostarsi abbastanza.

Pure, dopo una mezz’ora di fatica, il barcajuolo ebbe accomodato nella chiatta il tarentass ed i tre cavalli. Michele Strogoff, Nadia e l’iemschik vi s’imbarcarono allora, e la barca lasciò la riva.

Nei primi minuti tutto andò bene. La corrente dell’Irtyche, rotta a monte da una lunga punta della riva, formava un gorgo che la chiatta traversò facilmente. I due barcajuoli spingevano con due lunghi ganci che maneggiavano molto abilmente, ma man mano che si spingevano al largo il fondo del letto del fiume s’abbassava, e l’estremità dei ganci non emergeva più d’un piede dalle acque; non vi potendo dunque appoggiare la spalla, l’adoperare quei ganci riusciva faticoso ed insufficiente.

Michele Strogoff e Nadia, seduti sul di dietro della chiatta e sempre inclini a temere qualche ritardo, osservavano con una certa inquietudine la manovra dei barcajuoli.

— Attenzione! gridò un d’essi al suo camerata.

Questo grido era cagionato dalla nuova direzione che la chiatta aveva presa con estrema velocità. Essa subiva allora l’azione diretta della corrente, e scendeva rapidamente il fiume. Si trattava dunque, servendosi utilmente dei ganci, di metterla in condizione d’andare di sbieco. Onde appoggiando l’estremità dei ganci in una serie di tacche fatto sotto la chiatta, i barcajuoli riescirono a farla piegare ed a spingerla a poco a poco verso la riva destra.

Si poteva certo calcolare che vi giungerebbe a cinque o sei verste a valle dal punto d’imbarco, ma non importava, in fin dei conti, purchè animali e persone sbarcassero senza accidenti.