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michele strogoff


— Tu non hai ricevuta alcuna notizia da tua madre dacchè è incominciata l’invasione? gli domandò.

— Nessuna, Nadia; l’ultima lettera che mia madre m’ha scritta data già da due mesi, ma mi dava buone notizie. Marfa è donna energica, una siberiana coraggiosa. Non ostante l’età sua, essa ha serbato tutta la sua forza morale. Sa soffrire.

— Andrò a vederla, fratello, disse Nadia vivamente; giacchè tu mi dai questo nome di sorella, io sono figlia di Marfa!

E siccome Michele Strogoff non rispondeva:

— Forse, aggiunse, tua madre ha potuto lasciare Omsk?

— È impossibile, Nadia, rispose Michele Strooff, ed anzi spero che essa sia andata a Tobolsk. La vecchia Marfa odia il Tartaro. Essa conosce la steppa, non ha paura, ed io desidero che abbia preso il suo bastone e disceso le sponde dell’Irtyche. Non v’è luogo della provincia che essa non conosca. Quante volte essa ha percorso tutti i paesi col vecchio mio padre, e quante volte io medesimo fanciullo li ho seguiti nelle loro corse attraverso il deserto siberiano! Sì, Nadia, io spero che mia madre avrà lasciato Omsk.

— E quando la vedrai tu?

— Al ritorno.

— Pure, se tua madre è ad Omsk, ti piglierai bene un’ora per abbracciarla?

— Non andrò ad abbracciarla.

— Non la vedrai?

— No, Nadia!... rispose Michele Strogoff, il cui petto si gonfiò e che capiva di non poter proseguire a rispondere alle domande della giovinetta.