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— 39 — una provocazione |
Fra le altre cose si diceva che l’armata di Féofar-Kan s’accostava rapidamente alla valle dell’Ichim, e si confermava che il capo tartaro doveva essere presto raggiunto dal colonnello Ivan Ogareff, se già non l’era. Da ciò la conclusione naturale, che le operazioni sarebbero allora spinte nell’est della Siberia colla massima alacrità.
Quanto alle truppe russe era bisognato chiamarle principalmente dalle provincie europee della Russia, ed essendo ancora abbastanza lontane non potevano opporsi all’invasione. Frattanto i Cosacchi del governo di Tobolsk si dirigevano a marcie forzate sopra Tomsk nella speranza di tagliare le colonne tartare.
Alle otto pomeridiane, settantacinque verste di più erano state divorate dai due tarentass, che giungevano a Yalutorowsk.
Si fece rapidamente il cambio dei cavalli, ed all’uscir dalla città fu passato il fiume Tobol in un guado. Il suo corso tranquillissimo rese facile quest’operazione, che doveva rinnovarsi più d’una volta per via e probabilmente in condizioni meno favorevoli.
Alla mezzanotte, 55 verste più oltre (58 chilometri e mezzo) i viaggiatori giungevano al borgo Novo-Saimsk e si lasciavano finalmente alle spalle il suolo leggermente accidentato di colline, ultime radici delle montagne dell’Ural.
Qui cominciava veramente quel che si chiama la steppa siberiana, che si prolunga fino ai dintorni di Krasnoiarsk. Era la pianura senza confini, una specie di vasto deserto erboso, nella circonferenza del quale si confondevano terra e cielo con una curva che pareva esattamente tracciata col compasso. Questa steppa non offriva agli