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una provocazione

ringraziava Dio di avere collocato in tempo sulla sua via quel valoroso protettore, quell’amico generoso e discreto. Accanto a lui, sotto la sua custodia, si sentiva al sicuro, perchè un fratello vero non avrebbe potuto fare di meglio! Essa non temeva più verun ostacolo, si credeva oramai sicura di giungere alla sua meta.

Quanto a Michele Strogoff, parlava poco e rifletteva molto. Egli ringraziava Dio, dal canto suo, di avergli dato in questo incontro di Nadia, insieme col mezzo di nascondere il suo vero essere, una buona azione da fare. La serena intrepidezza della giovinetta piaceva molto all’anima sua coraggiosa. Perchè mai non era sua sorella? Egli provava rispetto ed affetto insieme per la sua bella ed eroica compagna. Giudicava in lei uno di quei cuori puri e rari sui quali si può fare assegnamento.

Ma dacchè egli premeva il suolo siberiano erano cominciati i veri pericoli. E i due giornalisti non s’ingannavano: se Ivan Ogareff aveva passata la frontiera bisognava agire colla massima circospezione. Le circostanze erano oramai mutate, perchè le spie tartare dovevano formicolare nelle pianure siberiane. Svelato il suo incognito, riconosciuta la sua qualità di corriere dello czar, addio la sua missione, e forse anco la vita! Allora Michele Strogoff sentì più grave il peso della sua responsabilità.

Mentre le cose erano in questi termini nel primo veicolo, che accadeva nel secondo? Nulla di singolare. Alcide Jolivet parlava a frasi, Harry Blount rispondeva a monosillabi. Ciascuno considerava le cose a modo suo, e pigliava note sui pochi incidenti del viaggio, — incidenti che fu-