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— 22 — michele strogoff |
— Che dite, signore? rispose Alcide Jolivet; il mio confratello ed io, col vostro cavallo e la nostra mezza telega, ce ne andremo in capo al mondo.
— Signore, soggiunse Harry Blount, noi accettiamo la vostra offerta garbata. Quanto all’iemschik....
— Credete bene che non è la prima volta che gli accade una simile avventura, rispose Michele Strogoff.
— Ma allora, perchè non ritorna? Egli sa benissimo di averci lasciato indietro, il miserabile!
— Lui! non lo sospetta nemmeno.
— Come, quel brav’uomo ignora che è avvenuta una scissura fra le due parti della sua telega?
— Lo ignora ed immagina di condurvi ad Ekaterinburgo colla più buona fede di questo mondo.
— Ve lo diceva, io, che era una cosa comica! esclamò Alcide Jolivet.
— Se dunque mi volete seguire, signori, ripigliò a dire Michele Strogoff, raggiungeremo la mia carrozza, e....
— Ma la telega? fece osservare l’Inglese.
— Non temete che se ne fugga, mio caro Blount! esclamò Alcide Jolivet; è così ben radicata in terra, che se la lasciassimo qui nella prossima primavera metterebbe le foglie.
— Venite dunque, signori, disse Michele Strogoff, noi condurremo qui il tarentass.
Il Francese e l’Inglese, discendendo dalla panchetta, divenuta ad un tratto la parte anteriore, seguirono Michele Strogoff.
Mentre camminavano, Alcide Jolivet, secondo la sua abitudine, cianciava con quel buon umorea che nulla poteva guastare.