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— 12 — michele strogoff |
— Non ci resteremo egualmente! esclamò l’iemschik sbigottito, opponendosi con tutte le sue forze a quel formidabile commovimento ammosferico. L’uragano non tarderà a buttarci giù dalla montagna, e per la via più breve.
— Piglia il cavallo di destra, poltrone, rispose Michele Strogoff; io rispondo di quello di mancina.
Un nuovo assalto della raffica interruppe Michele Strogoff.
Il conduttore e lui dovettero curvarsi sino a terra per non essere rovesciati; ma la carrozza, non ostante i loro sforzi e quelli dei cavalli che mantenevano in faccia al vento, rinculò un bel tratto, e, se non era ad arrestarla un tronco d’albero, sarebbe stata precipitata fuor della strada.
— Non aver paura, Nadia! gridò Michele Strogoff.
— Non ho paura, rispose la giovane livoniana, e la sua voce non indicava la menoma commozione.
Il brontolio del tuono era cessato un istante, e l’orribile burrasca, dopo d’aver oltrepassato il canto, si perdette nelle profondità della gola.
— Vuoi tu ridiscendere? chiese l’iemschik.
— No, bisogna andar su e passare la svolta! Più su avremo il riparo della scarpa.
— Ma i cavalli si ribellano.
— Fa come me, tirali innanzi.
— La burrasca tornerà.
— Mi vuoi obbedire?
— Se lo vuoi proprio...
— È il Padre che te lo ordina, rispose Michele Strogoff invocando per la prima volta il nome dell’ imperatore, questo nome onnipotente sopra tre parti del mondo.
— Avanti dunque, rondinelle mie! gridò l’iem-