Pagina:Michele Strogoff.djvu/118


— 6 —

michele strogoff

tensione elettrica, che non poteva risolversi se non con uno scoppio impetuoso.

Michele Strogoff badò ad accomodare la sua giovine compagna il meglio possibile. La copertura, che una burrasca avrebbe strappata facilmente, fu assicurata con corde che s’incrociavano di sopra e di dietro. Furono raddoppiate le redini dei cavalli, e, per maggior precauzione, lo sporto dei mozzi fu imbottito di paglia un po’ per assicurare la solidità delle ruote, un po’ per mitigare gli urti difficili da evitare in una notte oscura. Infine, la parte anteriore e posteriore, i cui assi erano semplicemente inchiavardati alla cassa dei tarentass, furono congiunti l’uno all’altro con una traversa di legno assicurata per mezzo di chiavarde e di viti. Questa traversa faceva le veci della sbarra curva che nelle berline sospese sopra bozze congiunge le due sale.

Nadia ripigliò il suo posto in fondo alla cassa, e Michele Strogoff s’assise al suo fianco. Dinanzi alla copertura, interamente abbassata, pendevano due cortine di cuojo, che in una certa misura dovevano riparare i viaggiatori contro la pioggia e le raffiche.

Due grosse lanterne erano state fissate a mancina dell’iemschik e gettavano obliquamente bagliori scialbi poco atti a rischiarare la via; ma erano i fuochi di posizione del veicolo, e se dissipavano a stento l’oscurità, potevano se non altro impedire l’urto di qualche altra carrozza che corresse a contro-bordo.

Come si vede, erano state prese tutte le precauzioni, ed in quella notte minacciosa nessuna era di troppo.

— Nadia, siamo pronti? disse Michele Strogoff.