Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 110 — michele strogoff |
in regola, ed essi avevano il diritto di passare. Onde i pali chilometrici erano lasciati rapidamente indietro.
Del resto, Michele Strogoff e Nadia non erano soli a seguire la strada da Perm ad Ekaterinburgo. Dalle prime tappe il corriere dello czar aveva appreso che un veicolo lo precedeva; ma siccome non gli mancavano i cavalli, non se n’era dato alcun pensiero.
In questa giornata le poche fermate, durante le quali si riposò il tarentass, non furono fatte che per i pasti. Nei cambi di cavalli facilmente si trova alloggio e cibo. D’altra parte, in mancanza di poste la casa del contadino russo non sarebbe stata meno ospitale. In questi villaggi, che si rassomigliano quasi tutti, colla loro cappella a muraglie bianche ed a tetti verdi, il viaggiatore può picchiare a tutte le porte. Gli saranno aperte. Verrà il mujik colla faccia sorridente e porgerà la mano all’ospite suo, e gli offrirà il pane ed il sale e metterà il samovar sul fuoco, ed egli sarà come in casa sua. Per fargli posto sloggerà la famiglia se sia necessario.
Lo straniero, quando arriva, è parente di tutti: egli è mandato da Dio.
Giungendo la sera, Michele Strogoff, mosso da una specie di istinto, chiese al mastro di posta da quante ore la carrozza che lo precedeva era passata.
— Da due ore, babbo mio, gli rispose il mastro di posta.
— È una berlina?
— No, una telega.
— Quanti viaggiatori?
— Due.