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in tarentass notte e giorno

dire che non sono tornati ed i cui cadaveri furono coperti dal nevazzo.

— Pure tu sei tornato, fratello, disse Nadia.

— Sì, ma io sono siberiano; e fanciullo ancora, quando seguivo mio padre nelle sue caccie, mi avvezzavo a queste dure prove; ma tu quando mi hai detto, Nadia, che l’inverno non ti avrebbe arrestata, che saresti partita sola, pronta a lottare colle orribili intemperie del clima siberiano, mi è parso di vederti perduta nelle nevi e cadente per non più sollevarti.

— Quante volte hai tu attraversato le steppe d’inverno? domandò la giovane livoniana.

— Tre volte, Nadia, quando andavo ad Omsk.

— E che andavi a fare ad Omsk?

— A vedere mia madre che m’aspettava.

— Ed io vado ad Irkutsk, dove mi aspetta mio padre, vado a portargli le ultime parole di mia madre. Ciò ti basti a farti comprendere che niente mi avrebbe impedito di partire.

— Sei una brava figliuola, Nadia, rispose Michele Strogoff, e Dio medesimo ti avrà guidata!

Durante questa giornata il tarentass fu spinto rapidamente dagli iemschiks, che si succedettero ad ogni tappa. Le aquile della montagna non avrebbero trovato il loro nome disonorato da queste aquile della via maestra.

L’alto prezzo pagato per ogni cavallo, le mancie largamente concesse, raccomandavano i viaggiatori in un modo affatto speciale.

Forse i mastri da posta trovarono singolare, dopo la pubblicazione del decreto, che un giovinotto e sua sorella, evidentemente russi entrambi, potessero correre liberamente attraverso la Siberia, chiusa ad ogni altro; ma le loro carte erano