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in tarentass notte e giorno


impedito di sopraccaricarsi di bagagli. In questa occasione era fortuna, perchè o il tarentass non avrebbe potuto contenere le valigie, o non avrebbe potuto contenere i viaggiatori, essendo solo fatte per due persone, senza contare l’iemschik, che se ne sta sul suo stretto sedile per un miracolo d’equilibrio.

Codesto iemschik cambia d’altra parte ad ogni tappa. Colui al quale spettava guidare il tarentass nella prima tappa era siberiano come i suoi cavalli, e non meno di essi peloso; portava i capelli lunghi tagliati in quadrato sulla fronte, cappello ad ale rialzato, cintura rossa, cappotto a mostre incrociate, sopra bottoni colla cifra imperiale.

L’iemschik, giungendo co’ suoi cavalli, aveva buttato un’occhiata indagatrice sui viaggiatori del tarentass.

Nessun bagaglio! — e dove diancine li avrebbero cacciati? — dunque, aspetto poco ricco. E fece una smorfia molto espressiva.

— Due corvi, disse egli non badando se fosse o no inteso, due corvi a sei kopeks ogni versta.

— No, due aquile, rispose Michele Strogoff, che comprendeva benissimo il gergo dei postiglioni, aquile, mi capisci? a nove kopeks la versta colla mancia per giunta.

Un allegro schioccar di frusta gli rispose. Il corvo, nella lingua dei postiglioni russi, è il viaggiatore avaro od indigente, che alle poste di contadini non paga i cavalli più di due o tre kopeks ogni versta. L’aquila, è il viaggiatore che non dà indietro ai prezzi alti, ed aggiunge le mancie generose. Perciò il corvo non può aver la pretesa di volare colla rapidità dell’uccello imperiale.