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Tiridate. (con impazienza) S’allontana,
mentre domandi e pensi.
Mitrane. Vado. (Oh, come il dolor confonde i sensi!) (parte)
SCENA IX
Tiridate solo.
che parmi di sognar. Come s’accorda
la tenerezza antica
con quel rigor? M’odia Zenobia, o m’ama?
se m’odia, a che mi salva?
Se m’ama, a che mi fugge? Io d’ingannarmi
quasi dubiterei, ma quel sembiante
tanto impresso ho nell’alma... E non potrebbe
esservi un’altra ninfa
simile a lei? Di sí bell’opra forse
s’invaghí, si compiacque,
e in due l’idea ne replicò Natura.
No; begli occhi amorosi,
siete quei del mio ben. Voi sol potete
que’ tumulti, ch’io sento,
risvegliarmi nel cor. Non die’ quest’alma
tanto dominio in sugli affetti suoi,
care luci adorate, altro che a voi.
Vi conosco, amate stelle,
a que’ palpiti d’amore,
che svegliate nel mio sen.
Non m’inganno; siete quelle:
ne ho l’immagine nel core:
né sareste cosí belle,
se non foste del mio ben.