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60 xvi - temistocle


Neocle. (guardando il padre) (Aver potessi anch’io

quell’intrepido aspetto!)
Aspasia. (Ah, imbelle cor, come mi tremi in petto!)

SCENA ULTIMA

Temistocle e detti, poi Sebaste in fine.

Serse. Pur, Temistocle, alfine

risolvesti esser mio. Torna agli amplessi
d’un re, che tanto onora... (volendo abbracciarlo)
Temistocle. Ferma. (ritirandosi con rispetto)
Serse.   E perché?
Temistocle.   Non ne son degno ancora.
Degno pria me ne renda
il grand’atto a cui vengo.
Serse.   È giá su l’ara
la necessaria al rito
ricolma tazza. Il domandato adempi
giuramento solenne; e in lui cominci
della Grecia il castigo.
Temistocle.   Esci, o signore,
esci d’inganno. Io di venir promisi,
non di giurar.
Serse.   Ma tu...
Temistocle.   Sentimi, o Serse;
Lisimaco, m’ascolta; udite, o voi
popoli spettatori,
di Temistocle i sensi; e ognun ne sia
testimonio e custode. Il fato avverso
mi vuole ingrato o traditor. Non resta,
fuor di queste due colpe,
arbitrio alla mia scelta,
se non quel della vita,
del ciel libero dono. A conservarmi