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atto terzo 55


que’ moribondi lumi... Ah, qual funesta

fiera immagine è questa! Aimè, qual gelo
mi ricerca ogni fibra! Andar vorrei,
e vorrei rimaner. D’orrore agghiaccio,
avvampo di rossor. Sento in un punto
e lo sprone ed il fren. Mi struggo in pianto,
nulla risolvo, e perdo il padre intanto.
          Ah! si resti... Onor mi sgrida.
     Ah! si vada... Il piè non osa.
     Che vicenda tormentosa
     di coraggio e di viltá!
          Fate, o dèi, che si divida
     l’alma ormai da questo petto:
     abbastanza io fui l’oggetto
     della vostra crudeltá. (parte)

SCENA VI

Serse, poi Rossane con un foglio.

Serse. Dove il mio duce, il mio

Temistocle dov’è? D’un re che l’ama
non si nieghi agli amplessi.
Rossane.   Io vengo, o Serse,
su l’orme tue.
Serse.   (Che incontro!)
Rossane.   Odimi; e questa
sia pur l’ultima volta.
Serse.   Io so, Rossane,
so che hai sdegno con me; so che vendetta
minacciarmi vorrai...
Rossane.   Sí, vendicarmi
io voglio, è ver: son troppo offesa. Ascolta
la vendetta qual sia. Serse, è in periglio
la tua vita, il tuo scettro. In questo foglio