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50 | xvi - temistocle |
SCENA II
Temistocle solo.
del viver mio: qual moribonda face,
scintillando s’estingua. Olá! custodi,
a me Neocle ed Aspasia. Alfin che mai
esser può questa morte? Un ben? s’affretti.
Un mal? fuggasi presto
dal timor d’aspettarlo,
che è mal peggiore. È della vita indegno
chi a lei pospon la gloria. A ciò che nasce
quella è comun: dell’alme grandi è questa
proprio e privato ben. Tema il suo fato
quel vil, che agli altri oscuro,
che ignoto a sé, morí nascendo e porta
tutto sé nella tomba. Ardito spiri
chi può senza rossore
rammentar come visse, allor che muore.
SCENA III
Neocle, Aspasia e detto.
Aspasia. O amato
mio genitore!
Neocle. È dunque ver che a Serse
viver grato eleggesti?
Aspasia. È dunque vero
che sentisti una volta
pietá di noi, pietá di te?
Temistocle. Tacete,
e ascoltatemi entrambi. È noto a voi
a qual esatta ubbidienza impegni
un comando paterno?