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314 | xxi - il re pastore |
Agenore giá vien. Che dirgli? oh Dio! (si leva)
Secondarlo non posso;
resistergli non so. Troppo ha costui
dominio sul mio cor. Mi sgrida, e l’amo;
m’affligge, e lo rispetto. (pensa, e poi risoluto)
Ah! non si venga
seco a contesa.
SCENA II
Agenore e detto.
ti ritrovo, o mio re?
Aminta. No.
Agenore. Decidesti?
Aminta. Sí.
Agenore. Come?
Aminta. Il dover mio
a compir son disposto.
Agenore. Ad Alessandro
dunque d’andar piú non ricusi?
Aminta. A lui
anzi giá m’incammino.
Agenore. Elisa e trono
vedi che andar non ponno insieme.
Aminta. È vero.
Né d’un eroe benefico al disegno
oppor si dee chi ne riceve un regno.
Agenore. Oh fortunato Aminta! oh qual compagna
ti destinan le stelle! Amala: è degna
degli affetti d’un re.
Aminta. Comprendo, amico,