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atto primo | 295 |
SCENA V
Tamiri sola.
quanto finor credei,
inclementi con me. Cangiaste, è vero,
in capanna il mio soglio, in rozzi velli
la porpora real; ma fido ancora
l’idol mio ritrovai.
Pietosi dèi, voi mi lasciaste assai.
Di tante sue procelle
giá si scordò quest’alma;
giá ritrovò la calma
sul volto del mio ben.
Tra l’ire delle stelle
se palpitò d’orrore,
or di contento il core
va palpitando in sen. (parte)
SCENA VI
Elisa sommamente allegra e frettolosa, poi Aminta.
mio genitor! Ma... Dove andò? Pur dianzi
qui lo lasciai. Sará lá dentro.
(accennando uno de’ tuguri pastorali)
Aminta?
Aminta?... Oh stolta! Or mi sovviene; è l’ora
d’abbeverar la greggia. Al fonte io deggio,
e non qui ricercarne... E s’ei tornasse
per altra via? Qui dee venir. S’attenda,