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atto terzo 281


Danao. Non piú, figlia, non piú: tu mi facesti

abbastanza arrossir. Come potrei
altri punir, se non mi veggo intorno
alcun piú reo di me? Vivi felice,
vivi col tuo Linceo. Ma, se la vita
dar mi sapesti, or l’opra assolvi, e pensa
a rendermi l’onore. Il regio serto
passi al tuo crine, e sul tuo crin racquisti
quello splendor che gli scemò sul mio.
Ah! cosí potess’io
ceder dell’universo a te l’impero:
renderei fortunato il mondo intero.
Tutti.   Alma eccelsa, ascendi in trono:
     della sorte ei non è dono;
     è mercé di tua virtú.
          La virtú, che in trono ascende,
     fa soave, amabil rende
     fin l’istessa servitú.