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atto primo | 243 |
si nasconda il dolor che mi trasporta. (vuol partire)
Linceo. Principessa, mio nume!
Ipermestra. (Aimè! son morta.)
Linceo. Giunse pur quel momento
che tanto sospirai! Chiamarti mia
posso pure una volta! Or sí che l’ire
tutte io sfido degli astri, o mio bel sole.
Ipermestra. (Oh Dio! non so partire,
non so restar, non so formar parole.)
Linceo. Ma perché, principessa, in te non trovo
quel contento ch’io provo? Altrove i lumi
tu rivolgi inquieta e sfuggi i miei?
Che avvenne? Non tacer.
Ipermestra. (Consiglio, o dèi!)
Linceo. Questa felice aurora
bramasti tanto, e tanti voti a tanti
numi per lei facesti: or spunta alfine,
e sí mesta ne sei? Cangiasti affetto?
Dell’amor di Linceo stanco è il tuo core?
Ipermestra. Ah, non parlar d’amore!
Sappi... (Che fo?) Dovrei...
Fuggi dagli occhi miei:
ah! tu mi fai tremar.
Fuggi, ché s’io t’ascolto,
ché s’io ti miro in volto,
mi sento in ogni vena
il sangue, oh Dio! gelar. (parte)
SCENA IV
Linceo solo, poi Elpinice e Plistene, l’un dopo l’altro.
questi i dolci trasporti! in questa guisa
Ipermestra m’accoglie! Onde quel pianto?