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18 | xvi - temistocle |
Neocle. (Io tremo.)
(si ritirano da un lato)
Serse. Olá! venga e s’ascolti
il greco ambasciador. (parte una guardia)
Sebaste, e ancora
all’ire mie Temistocle si cela?
allettano sí poco
il mio favor, le mie promesse?
Sebaste. Ascoso
lungamente non fia: son troppi i lacci
tesi a suo danno.
Serse. Io non avrò mai pace
fin che costui respiri. Egli ha veduto
Serse fuggir. Fra tante navi e tante,
onde oppressi l’Egeo, sa che la vita
a un vile angusto legno
ei mi ridusse a confidar; che poca
torbid’acqua e sanguigna
fu la mia sete a mendicar costretta,
e dolce la stimò bevanda eletta.
E vivrá chi di tanto
si può vantar? No, non fia vero: avrei
questa sempre nel cor smania inquieta. (va sul trono)
Neocle. (Udisti?)
Temistocle. (Udii.)
Neocle. (Dunque fuggiam.)
Temistocle. (T’accheta.)
SCENA VIII
Lisimaco con séguito di greci, e detti.
non solo Atene onora
la real maestá, ma dal tuo core,