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atto terzo 171


               Sul Tebro Amilcare

          t’ascolta e tace;
          ma presto in Africa
          risponderá. (parte)

SCENA V

Regolo ed Attilia.

Regolo. E Publio non ritorna!

E Manlio... Aimè! Che rechi mai sí lieta,
sí frettolosa, Attilia?
Attilia.   Il nostro fato
giá dipende da te. Giá cambio o pace,
fida a’ consigli tuoi,
Roma non vuol; ma rimaner tu puoi.
Regolo. Sí, col rossor...
Attilia.   No: su tal punto il sacro
senato pronunciò. L’arbitro sei
di partir, di restar. «Giurasti in ceppi;
né obbligar può se stesso
chi libero non è».
Regolo.   Libero è sempre
chi sa morir. La sua viltá confessa
chi l’altrui forza accusa.
Io giurai, perché volli;
voglio partir, perché giurai.

SCENA VI

Publio e detti.

Publio.   Ma invano,

signor, lo speri.
Regolo.   E chi potrá vietarlo?
Publio. Tutto il popolo, o padre: è affatto ormai