Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto primo | 9 |
nelle felicitá. Limpida è l’onda
rotta fra’ sassi, e, se ristagna, è impura.
Brando, che inutil giace,
splendeva in guerra, è rugginoso in pace.
Neocle. Ma il passar da’ trionfi
a sventure sí grandi...
Temistocle. Invidieranno
forse l’etá future,
piú che i trionfi miei, le mie sventure.
Neocle. Sia tutto ver. Ma qual cagion ti guida
a cercar nuovi rischi in questo loco?
L’odio de’ greci è poco? Espor de’ persi
anche all’ire ti vuoi? Non ti sovviene
che l’assalita Atene
uscí per te di tutta l’Asia a fronte,
Serse derise e il temerario ponte?
Deh! non creder sí breve
l’odio nel cor d’un re. Se alcun ti scopre,
a chi ricorri? Hai gran nemici altrove:
ma qui son tutti. A ciascheduno ha tolto,
nella celebre strage, il tuo consiglio
o l’amico o il congiunto o il padre o il figlio.
Deh! per pietá, signore,
fuggiam...
Temistocle. Taci: da lungi
veggo alcuno appressar. Lasciami solo;
attendimi in disparte.
Neocle. E non poss’io
teco, o padre, restar?
Temistocle. No: non mi fido
della tua tolleranza; e il nostro stato
molta ne chiede.
Neocle. Ora...
Temistocle. Ubbidisci.
Neocle. Almeno