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ATTO PRIMO
SCENA I
Deliziosa nel palazzo di Serse.
Temistocle e Neocle.
Temistocle. Che fai?
Neocle. Lascia ch’io vada
quel superbo a punir. Vedesti, o padre,
come ascoltò le tue richieste? E quanti
insulti mai dobbiam soffrir?
Temistocle. Raffrena
gli ardori intempestivi. Ancor supponi
d’essere in Grecia, e di vedermi intorno
la turba adulatrice,
che s’affolla a ciascun quando è felice?
Tutto, o Neocle, cambiò. Debbono i saggi
adattarsi alla sorte. È del nemico
questa la reggia: io non son più d’Atene
la speranza e l’amor. Mendico ignoto,
esule, abbandonato,
ramingo, discacciato,
ogni cosa perdei: sola m’avanza,
e il miglior mi restò, la mia costanza.
Neocle. Ormai, scusa, o signor, quasi m’irríta
questa costanza tua. Ti vedi escluso