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98 xvii - zenobia


Zopiro.   Ascolta. Un finto messo

a nome di Zenobia in loco ascoso
farò che il tragga.
Radamisto.   E s’ei diffida? Almeno
d’uopo sarebbe accreditar l’invito
con qualche segno... Ah! taci: eccolo. Prendi
quest’anel di Zenobia: a lei, partendo,
il donò Tiridate; ed essa il giorno
de’ fatali imenei, quasi volesse
depor del primo amore
affatto ogni memoria, a me lo diede.
Falso pegno di fede
se fummi allor, fido stromento adesso
sia di vendetta.
Zopiro.   (Oh sorte amica!) Attendi
alla nascosta valle,
dove pria t’incontrai.
Radamisto.   Ma...
Zopiro.   Della trama
a me lascia il governo.
Radamisto. Ricordati che ho in sen tutto l’inferno.
          Non respiro che rabbia e veleno;
     ho d’Aletto le faci nel seno,
     di Megera le serpi nel cor.
          No, d’affanno quest’alma non geme;
     ma delira, ma smania, ma freme,
     tutta immersa nel proprio furor. (parte)

SCENA VII

Zopiro con seguaci, indi Zenobia.

Zopiro. Oh che illustre vittoria! I miei nemici

per me combatteranno, ed io tranquillo
Zenobia acquisterò. Miei fidi, udite:
  (escono i suoi seguaci)