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atto primo 89


Cherinto. Del mio german?

Creusa.   Che! impallidisci? Ah, vile!
Va’! troverò chi voglia
meritar l’amor mio.
Cherinto.   Ma, principessa...
Creusa. Non piú! Lo so, siete d’accordo entrambi,
scellerati, a tradirmi.
Cherinto.   Io! Come! E credi
cosí, dunque, il mio amor poco sincero?
Creusa. Del tuo amor mi vergogno, o falso o vero.
               Non curo l’affetto
          d’un timido amante,
          che serba nel petto
          sí poco valor,
               che trema, se deve
          far uso del brando,
          ch’è audace, sol quando
          si parla d’amor. (parte)

SCENA VIII

Cherinto solo.

Oh dèi! perché tanto furor? che mai

le avrá detto il german? Voler ch’io stesso
nelle fraterne vene... Ah! che, in pensarlo,
gelo d’orror. Ma con qual fasto il disse!
con qual fierezza! E pur, quel fasto e quella
sua fierezza m’alletta: in essa io trovo
un non so che di grande,
che, in mezzo al suo furore,
stupir mi fa, mi fa languir d’amore.
          Il suo leggiadro viso
     non perde mai beltá:
     bello nella pietá,
     bello è nell’ira.