Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. III, 1914 – BEIC 1885240.pdf/45


atto secondo 39


non congiurar tu ancora

contro la mia virtú. Mi costa assai
il prepararmi a sí gran passo. Un solo
di quei teneri sensi
quant’opera distrugge!
Aristea.   E di lasciarmi...
Megacle. Ho risoluto.
Aristea.   Hai risoluto? e quando?
Megacle. Questo (morir mi sento!)
questo è l’ultimo addio.
Aristea.   L’ultimo! Ingrato!...
Soccorretemi, o numi! Il piè vacilla;
freddo sudor mi bagna il volto; e parmi
ch’una gelida man m’opprima il core!
  (s’appoggia ad un tronco)
Megacle. Sento che il mio valore
mancando va. Piú che a partir dimoro,
meno ne son capace.
Ardir! Vado, Aristea: rimanti in pace.
Aristea. Come! giá m’abbandoni?
Megacle.   È forza, o cara,
separarsi una volta.
Aristea.   E parti?...
Megacle.   E parto
per non tornar piú mai. (in atto di partire)
Aristea. Senti. Ah! no... Dove vai?
Megacle. A spirar, mio tesoro,
lungi dagli occhi tuoi.
  (Megacle parte risoluto, poi si ferma)
Aristea.   Soccorso!... Io... moro!
  (sviene sopra un sasso)
Megacle. Misero me! che veggo! (rivolgendosi indietro)
Ah! l’oppresse il dolor. (tornando) Cara mia speme,
bella Aristea, non avvilirti; ascolta:
Megacle è qui. Non partirò. Sarai...
Che parlo? Ella non m’ode. Avete, o stelle,