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322 xv - ciro riconosciuto


Cambise. Empio destino!

Ciro.   (E tacito in disparte
sto del padre al periglio!)
Arpago.   (Arpago, all’arte!)
Astiage. Né parli ancor? Dunque il tuo sposo estinto
brami veder? T’appagherò. Custodi!...
Mandane. Ferma!...
Ciro.   Senti!...
Mandane.   Io giá parlo.
Ciro.   Il falso Ciro...
Mandane. Il mio Ciro smarrito...
Arpago. Astiage, ah! sei tradito. Ah! corri: opprimi
il tumulto ribelle,
che si destò. La tua presenza è il solo
necessario riparo.
Astiage.   Aimè! che avvenne?
Arpago. Confusamente il so. S’affretta a gara
verso il tempio ciascun. Colá si dice
che Ciro sia. Tutti a vederlo, tutti
vanno a giurargli fede; e il volgo insano
grida a voce sonora:
— Ciro è il re, Ciro viva; Astiage mora! —
Astiage. Ah! traditori, ecco il segreto: entrambi
con questo acciar...
(in atto di snudar la spada, minacciando Cambise e Mandane)
Arpago.   Mio re, che fai? Se Ciro
è ver che viva, in tuo poter conserva
la madre e il genitor: con questi pegni,
lo faremo tremar.
Astiage. (dopo aver pensato) Sí; custodite
dunque la coppia rea, sol perché sia
la mia difesa o la vendetta mia.
          Perfidi! non godete
     se altrove il passo affretto:
     a trapassarvi il petto,
     perfidi! tornerò.