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atto primo 285


          In quei che lusingo,

     mi fingo i rubelli;
     e tremo di quelli
     che faccio tremar. (parte)

SCENA XI

Mandane, e poi Ciro, fuggendo.

Mandane. Oh padre! oh sposo! oh me dolente! e come...

Ciro. Bella ninfa... pietá. (guardandosi indietro)
Mandane.   Lasciami in pace,
pastor: la cerco anch’io.
Ciro.   Deh!...
Mandane.   Parti.
Ciro.   Ah! senti,
o ninfa, o dea, qualunque sei; ché al volto
non mi sembri mortal.
Mandane.   Che vuoi?
Ciro.   Difesa
all’innocenza mia. Fuggo dall’ira
de’ custodi reali.
Mandane.   E il tuo delitto
qual è?
Ciro.   Mentre poc’anzi
solo al tempio n’andava... Ecco i custodi:
difendimi.
Mandane.   Nessuno
s’avanzi ancor. (Qual mai tumulto in petto
quel pastorel mi desta!)
Ciro. (Qual mai per me cara sembianza è questa!)
Mandane. Siegui.
Ciro.   Mentre poc’anzi
solo al tempio n’andava, udii la selva
di strida femminili