Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. III, 1914 – BEIC 1885240.pdf/18

12 xi - olimpiade
     non l’arresta l’angustia del morso,

     non la voce che legge gli dà.
          Tal quest’alma, che piena è di speme,
     nulla teme, consiglio non sente;
     e si forma una gioia presente
     del pensiero che lieta sarà. (partono)

SCENA IV

Vasta campagna alle falde d’un monte, sparsa di capanne pastorali. Ponte rustico sul fiume Alfeo, composto di tronchi d’alberi rozzamente commessi. Veduta della città d’Olimpia in lontano, interrotta da poche piante che adornano la pianura, ma non l’ingombrano.

Argene, in abito di pastorella, sotto nome di Licori, tessendo ghirlande. Coro di ninfe e pastori, tutti occupati in lavori pastorali: poi Aristea con séguito.

Coro.   Oh care selve! oh cara

     felice libertà!
Argene.   Qui, se un piacer si gode,
     parte non v’ha la frode,
     ma lo condisce a gara
     amore e fedeltà.
Coro.   Oh care selve! oh cara
     felice libertà!
Argene.   Qui poco ognun possiede,
     e ricco ognun si crede;
     né, più bramando, impara
     che cosa è povertà!
Coro.   Oh care selve! oh cara
     felice libertà!
Argene.   Senza custodi o mura,
     la pace è qui sicura,
     che l’altrui voglia avara
     onde allettar non ha.