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144 | xiii - la clemenza di tito |
lascia i sospetti tuoi;
non mi stancar con questo
molesto — dubitar.
Chi ciecamente crede,
impegna a serbar fede;
chi sempre inganni aspetta,
alletta — ad ingannar. (parte)
SCENA III
Sesto ed Annio.
di rendermi felice. All’amor mio
Servilia promettesti. Altro non manca
che d’Augusto l’assenso. Ora da lui
impetrar lo potresti.
Sesto. Ogni tua brama,
Annio, m’è legge. Impaziente anch’io
son che alla nostra antica
e tenera amicizia aggiunga il sangue
un vincolo novello.
Annio. Io non ho pace
senza la tua germana.
Sesto. E chi potrebbe
rapirtene l’acquisto? Ella t’adora;
io sino al giorno estremo
sarò tuo; Tito è giusto.
Annio. Il so, ma temo.
Io sento che in petto
mi palpita il core,
né so qual sospetto
mi faccia temer.