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atto secondo | 115 |
(si dividono con intrepidezza; ma, giunti alla scena, tornano
a riguardarsi)
Timante. Sposa!
Dircea. Timante!
A due. Oh dèi!
Dircea. Perché non parti?
Timante. Perché torni a mirarmi?
Dircea. Io volli solo
veder come resisti a’ tuoi martíri.
Timante. Ma tu piangi frattanto!
Dtrcea. E tu sospiri!
Timante. Oh Dio! quanto è diverso
l’immaginar dall’eseguire!
Dircea. Oh, quanto
piú forte mi credei! S’asconda almeno
questa mia debolezza agli occhi tuoi.
Timante. Ah! férmati, ben mio. Senti!
Dircea. Che vuoi?
Timante. La destra ti chiedo,
mio dolce sostegno,
per ultimo pegno
d’amore e di fé.
Dircea. Ah! questo fu il segno
del nostro contento;
ma sento che adesso
l’istesso — non è.
Timante. Mia vita, ben mio!
Dircea. Addio, sposo amato.
A due. Che barbaro addio!
che fato crudel!
Che attendono i rei
dagli astri funesti,
se i premii son questi
d’un’alma fedel?
(partono, condotti separatamente dalle guardie in carceri distinte)