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atto terzo | 47 |
e a pietá non ti desti?
Qual tigre t’allattò? Dove nascesti?
Scitalce. E ancor con tanto orgoglio...
Semiramide. Taci: ingiurie novelle udir non voglio.
Custodi, olá! rendete
il brando al prigionier. Libero sei:
va’ pur dove ti guida
il tuo cieco furor. Vanne, ma pensa
ch’oggi, ridotta alla sventura estrema,
vendicarmi saprò: pensaci e trema.
Fuggi dagli occhi miei,
perfido, ingannator:
ricòrdati che sei,
che fosti un traditor,
ch’io vivo ancora.
Misera! a chi serbai
amore e fedeltá?
A un barbaro, che mai
non dimostrò pietá,
che vuol ch’io mora. (parte)
SCENA V
Scitalce, poi Tamiri.
può mostrar chi tradisce? Oh dèi! Se mai
ingannato io mi fossi?
Se mai fosse fedel? Se tanti oltraggi
soffrisse a torto?... Eh! che son folle. Ah! dunque
maggior fede io dovrei
a’ suoi detti prestar che agli occhi miei?
Risolviti, o Scitalce;
e detesta una volta i tuoi deliri.
Tamiri. Principe...