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atto secondo | 271 |
e vuol morirti al piede,
vittima sventurata
d’un infelice amor. (parte)
SCENA V
Cleonice e Barsene.
spiega in quello ad Alceste.
Cleonice. Ah! che in tal guisa
son troppo a lui, son troppo a me crudele.
Voglio vincermi, e voglio
dividerlo da me. L’attende il regno,
l’onor mio lo consiglia, il ciel lo vuole:
io lo farò. Ma dal mio labbro almeno
vorrei che lo sapesse. È tirannia
annunziar con un foglio
sí barbara novella. Altro sollievo
non resta, amica, a due fedeli amanti
costretti a separarsi,
che a vicenda lagnarsi,
che ascoltare a vicenda
d’un lungo amor le tenerezze estreme,
e nell’ultimo addio piangere insieme.
Barsene. Questo è sollievo? Ah! di vedere Alceste
il desio ti seduce. A tal cimento
non esporti di nuovo. Assai facesti
resistendo una volta. Il frutto perdi
della prima vittoria,
se tenti la seconda. Io te conosco
piú debole d’allora,
e ’l nemico è piú forte. Eh! la grand’opra
generosa compisci. I tuoi vassalli
fidano in te. Dal superar costante