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atto secondo 139


di nuovo chiederei. Dovea Mandane
un padre vendicar: salvare un figlio
Artabano doveva. A te l’affetto;
l’odio a me conveniva. Io l’interesse
d’una tenera amante
non dovevo ascoltar; ma tu dovevi
di giudice il rigor porre in obblio.
Questo era il tuo dover; quello era il mio.
               Va’ tra le selve ircane,
          barbaro genitore;
          fiera di te peggiore,
          mostro peggior non v’è.
               Quanto di reo produce
          l’Africa al sol vicina,
          l’inospita marina,
          tutto s’aduna in te. (parte)

SCENA XIII

Artaserse, Semira, Artabano.

Artaserse. Quanto, amata Semira,
congiura il ciel del nostro Arbace a danno!
Semira. Inumano! tiranno!
Cosí presto ti cangi?
Prima uccidi l’amico e poi lo piangi?
Artaserse. All’arbitrio del padre
la sua vita commisi,
ed io sono il tiranno, ed io l’uccisi?
Semira. Questa è la piú ingegnosa
barbara crudeltá. Giudice, il padre
era servo alla legge. A te, sovrano,
la legge era vassalla. Ei non poteva
esser pietoso, e tu dovevi. Eh! dimmi
che godi di veder svenato un figlio