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130 | vii - artaserse |
dove apprese il tuo core
la prima volta a sospirar d’amore.
Mandane. Ah! barbara Semira,
io che ti feci mai? Perché risvegli
quella, al dover ribelle,
colpevole pietá, che opprimo in seno
a forza di virtú? Perché ritorni
con quest’idea, che ’l mio coraggio atterra,
fra’ miei pensieri a rinnovar la guerra?
Se d’un amor tiranno
credei di trionfar,
lasciami nell’inganno,
lasciami lusingar
che piú non amo.
Se l’odio è il mio dover,
barbara! e tu lo sai,
perché avveder mi fai
che invan lo bramo? (parte)
SCENA VII
Semira
A qual di tanti mali
prima oppormi degg’io? Mandane, Arbace,
Megabise, Artaserse, il genitore,
tutti son miei nemici. Ognun m’assale
in alcuna del cor tenera parte:
mentre ad uno m’oppongo, io resto agli altri
senza difesa esposta, ed il contrasto,
sola, di tutti a sostener non basto.
Se del fiume altera l’onda
tenta uscir dal letto usato,
corre a questa, a quella sponda
l’affannato agricoltor.