Mandane. Eh! che mi sono
gli odii tuoi contro Serse assai palesi. Arbace. Ma non intendi... Mandane. Intesi
le tue minacce. Arbace. E pur t’inganni. Mandane. Allora,
perfido! m’ingannai,
che fedel mi sembrasti e ch’io t’amai. Arbace. Dunque adesso... Mandane. T’abborro. Arbace. E sei... Mandane. La tua nemica. Arbace. E vuoi... Mandane. La morte tua. Arbace. Quel primo affetto... Mandane. Tutto è cangiato in sdegno. Arbace. E non mi credi? Mandane. E non ti credo, indegno.
Dimmi che un empio sei,
c’hai di macigno il core,
perfido traditore!
e allor ti crederò.
(Vorrei di lui scordarmi
odiarlo, oh Dio! vorrei;
ma sento che sdegnarmi
quanto dovrei non so.)
Dimmi che un empio sei,
e allor ti crederò.
(Odiarlo, oh Dio! vorrei;
ma odiarlo, oh Dio! non so.) (parte)